Baldassarre Audibert

La voce popolare, in questo caso molto scarna di ricordi, lo dice vescovo francese o ufficiale belga stabilitosi nella zona durante un pellegrinaggio verso Roma e lo descrive come una persona scarmigliate e trascurata nell'aspetto.
Una stampa conservata nella parrocchia del paese ce lo mostra curvo e cupo, con in mano una croce, indosso una palandrana sdrucita e ai piedi scarpe sformate dal lungo camminare. Baldassarre, ancora ribattezzato Audiberti, si dette ad edificare tutto intorno a Castel del Piano, una serie di croci, ponendole ai bivi delle strade, all'ingresso dei paesi, nei luoghi di maggiore rilevanza: Colle Vergari, Tiepolini, Convento dei Cappuccini, San Lorenzo, Noceto, Castella, Ciaccine, Montoto, Pian del Ballo, Pianette, etc.
Baldassarre si inserisce nella tradizione dei penitenti e dei pellegrini che laceri e mendichi predicavano il pentimento e la prossima fine, e tuttavia tradisce una origine colta e mediata dalle clkassi colte e dalla chiesa ufficiale.
Si può immaginare dunque che il suo rapporto con la gente dell'Amiata sia stato limitato, tenendo conto che Baldassarre fu ospitato da una delle famiglie più importanti del paese. E' notevole a questo riguardo un sonetto che sintetizza l'umore di una parte della popolazione nei suoi confronti:
Baldassarre Audiberte
mangia beve e si diverte
pianta croci alli cantoni
alla barba dei coglioni.
La fede e lo zelo dello straniero dovettero però suscitare un seguito fra una parte della popolazione se ancora molti vecchi di Castel del Piano portano il suo nome.
Nulla è rimasto degli ammonimenti e delle prediche che si dice dispensasse; un solo dato, tramandato oralmente, testimonia di una tendenza apocalittica che tuttavia doveva rappresentarne parte integrante. Si racconta che alcuni paesani lo insultassero ed insozzassero con lancio di escrementi la croce che aveva piantato; Baldassarre si sarebbe rivolto loro predicando che una grande acqua caduta dal cielo avrebbe mondato la croce lavando anche la polvere del sepolcro di quanti ne avevano profanato l'immagine.
[...] l'interesse ed il ricordo dell'Audibert fu limitato e rimane testimonianza quasi fortuita di un misticismo colto ed importato che pur doveva attingere ad una radicata tradizione locale[...]
Tratto da:
Roberto Ferretti. Quando le macchie saranno giardini. Edizioni Il Golfo, Follonica, 1981