Davide Lazzaretti, il profeta di Monte Labbro
di Alessandro Giustarini

1847 - Ha la vocazione di farsi religioso ma il padre si oppone.
1848 - Svolge il mestiere del padre; durante uno dei suoi viaggi, nel bosco di Macchiapeschi, nelle vicinanze di Cana, ha la visione di un vecchio frate che gli predice il mistero della sua vita futura.
1856 - Sposa, nella Chiesa di San Leonardo in Arcidosso, Carolina Minucci, dalla quale avrà cinque figli di cui solo due sopravvivranno a lui: Turpino (1862) e Bianca (1867). 1859 - Si arruola come volontario nell’Esercito Piemontese e partecipa,al seguito del generale Cialdini, alla battaglia di Castelfidardo; tornato ad Arcidosso riprende il suo mestiere, i viaggi e le letture.
1866 - Compone, con successo, inni e poesie patriottiche.
1868 - Afferma di avere visioni di Santi, che gli indicano la sua missione per l’umanità; la sua vita e ti suo comportamento cambiano; inizia una prima forma di predicazione tra la sua gente; si reca più volte in Roma e dopo vari tentativi, tramite Mons. Luciani e il Cardinale Panebianco, riesce ad essere ricevuto in udienza da Papa Pio IX; parte per la Sabina e si rifugia nel convento abbandonato di Sant’Angelo, vicino al paese di Montorio Romano; ha l’apparizione di Manfredo Pallavicino e della “Madonna della Conferenza” con altri santi personaggi, tra cui San Pietro che gli avrebbe impresso sulla fronte il simbolo della sua missione: le due C, di cui una rovesciata, con la Croce in mezzo; si fa murare nella grotta del convento per rimanervi quarantasette giorni, in preghiera e astinenza quasi totale; si incontra con Frate Ignazio Mikus del vicino convento di Scandriglia; le popolazioni della Sabina accorrono ad ascoltarlo; davanti alla grotta viene costruita una cappella dedicata alla Madonna ed un piccolo eremo.
1869 - Tornato ad Arcidosso dirige i lavori per la costruzione di una nuova chiesa, ma i lavori vengono interrotti a causa di un incidente; per le necessità della famiglia prende in affitto da Raffaello Vichi, suo compare, un appezzamento di terreno al Podere del Sambuco, nel fianco di Monte Labbro, nella vallata verso Roccalbegna e in prossimità di una delle sorgenti del fiume Albegna; qui, i] 13 Aprile, centottanta persone si ritrovano a lavorare affinché egli abbia più tempo per parlare loro; David chiama quel terreno “Il Campo di Cristo”; dai paesi vicini sempre un maggior numero di persone si avvicina al gruppo e a David, che già molti chiamano “il profeta”; nel Luglio fa innalzare, sulla cima di Monte Labbro, una torre con pietre a secco, simbolo della “Nuova Alleanza”, e inizia i lavori per la costruzione di una cappella e di un eremo. Don Giovanni Pierini, parroco di Roccalbegna e Direttore della rivista “La Buona Novella-della Cristianità Cattolica”, stampata a Firenze, pubblica un suo saggio sulle predicazioni e sulle sentenze di David, che egli indica come “Vaticinatore Amiatino”. Don Pierini è tra i primi a diffondere il nome di Lazzaretti, facendolo conoscere a Don Filippo Imperiuzzi, che diverrà in seguito il suo più importante collaboratore.
1870 - Crea l’Istituto degli Eremiti Penitenzieri e Penitenti, dalle regole molto rigide, scegliendone i trentatre componenti tra gli amici di più sicura fede; raggiunge l’Isola di Montecristo dove trascorre in preghiera circa quaranta giorni, sottoponendosi ad un pesante digiuno; rivelerà poi che, dentro la grotta di San Mamiliano dei Turchi, Dio gli ha parlato per sette volte; tornato ad Arcidosso, David pubblica “Il Risveglio dei Popoli”, che contiene preghiere, profezie e le regole della “Società della Santa Lega o Fratellanza Cristiana”, che egli fonda nello stesso anno per portare aiuto e conforto alle famiglie dei suoi seguaci ed altri bisognosi, anche occasionali.
1871 - David viene arrestato con l’accusa di truffa e condotto nel carcere di Scansano; con l’aiuto dell’Avv. Giovanni Salvi ottiene la libertà e il “non luogo a procedere”; a Firenze, ha un colloquio con Re Vittorio Emanuele; pubblica “Avvisi e Predizioni di un Incognito Profeta”, “Sogni o Visioni di David Lazzaretti”, “Regole del Pio Istituto degli Eremiti Penitenzieri e Penitenti” e altre opere.
1872 - Nel Gennaio muore il figlio Roberto. Sul Monte viene completata la costruzione della cappella e dell’eremo; giungono, dal Convento di Gradoli in Sabina, i sacerdoti Giovan Battista Polvetini e Filippo Imperiuzzi; viene istituita la “Società delle Famiglie Cristiane”, una forma di cooperativa che riunisce ottanta famiglie, che mettono in comune i beni e il lavoro; arriva a Monte Labbro frate Ignazio Mikus come Eremita stanziale. 1873 - David si ritira alla Certosa di Trisulti; pubblica “Lettera diretta ai Reverendi Parrochi” e “Lettera Seconda diretta ai Cittadini Romani”; durante un viaggio per la Francia, ha un incontro con Don Giovanni Bosco a Torino; in Francia raggiunge la Gran Certosa di Grenoble dove, in ritiro, scrive “Le livre des fleurs celestes”, dove annuncia l’avvento dello Spirito Santo che cambierà il volto del mondo; tornato a Monte Labbro viene arrestato e condotto a Rieti, con l’accusa di truffa e vagabondaggio, quale promotore di un nucleo della “Fratellanza Cristiana”; in carcere viene sottoposto a perizie psichiatriche, al processo istruttorio a Rieti e al processo d’appello a Perugia.
1874 - Ottiene tramite gli Avv. Pasquale Stanislao Mancini, Giovanni Salvi e Francesco Ceci, la sentenza di piena assoluzione; tornato sul Monte scioglie le due società che, in sua assenza, hanno male operato; prende in affitto la Tenuta di Baccinello per poter meglio utilizzare la grande quantità di manodopera disponibile.
1875 - Incontra a Torino, nella casa di Don Bosco, il giudice francese Leon Du Vachat, dal quale riceve collaborazione e aiuti per la Comunità di Monte Labbro; vengono completati i lavori della nuova e più grande chiesa, dell’eremo e il 29 Settembre celebrata la loro consacrazione; oratore ufficiale della benedizione è Don Giovanni Pierini di Roccalbegna. David torna in Francia dove cura la traduzione del “Libro dei Celesti Fiori”, tra difficoltà politico - religiose.
1876 - Viene ottenuta l’autorizzazione ad aprire una scuola nella frazione Pastorelli; pubblica “Manifeste de David Lazzaretti aux Peuples et aux Princes Chretiens”; muore sui Monte frate Ignazio Mikus; Don Filippo Imperiuzzi viene consacrato “Sacerdote Eremita”; David torna in Francia e a Belley scrive la sua opera più significativa “La mia lotta con Dio, ossia il Libro dei Sette Sigilli”, nella quale raccoglie numerose profezie sui genere umano, anticipa “l’Era della Nuova Legge del Diritto”, il suo sacrificio di sangue, la fondazione delle “Sette Città Eternali”.
1877 - Pubblica “La mia lotta con Dio”; dalla Francia compie un viaggio in Inghilterra dove ha una serie di incontri con esponenti di varie chiese protestanti; nei Novembre si reca in Vaticano, ma non gli viene concessa l’approvazione delle “Regole dell’Ordine Crocifero dello Spirito Santo”.

1879 - La Corte di Assise di Siena,dal 24 Ottobre al 9 Novembre, celebra il processo e assolve i Lazzarettisti, imputati di “Attentato contro la sicurezza interna dello Stato e resistenza con lesioni gravi”, con formula piena e restituisce loro la libertà. Tornati alla loro montagna i seguaci di David continuano ad incontrarsi segretamente sulla cima di Monte Labbro o nella capanna di Arcangelo Cheli; la Comunità, che in molti credono ormai estinta con la morte del suo fondatore, continua a vivere stretta intorno alla figura dell’Imperiuzzi. “Il numero di quei discepoli, che assunsero sotto la guida dello stesso Imperiuzzi il nome di Giurisdavidici, era ancora notevole alla fine del secolo scorso rivedendoli io stesso ad Arcidosso e nei villaggi, sperduti fra l’Ente e la Zancona, fieri e gagliardi vecchi dalla barba prolissa, con gli occhi ancora ardenti della visione tragica del 18 Agosto 1878, ma compresi da una serena aspettativa del compimento delle profezie del Maestro, per loro infallibile. Di costumi intemerati, laboriosi alle opere agresti e manuali, dotati quasi tutti di estro poetico e musicale, non piegarono costa a nuove sofferenze o a benevolo consiglio, ma ad uno ad uno, si spensero con la vista rivolta al sacro monte della manifestazione davidica, scendendo nel sepolcro con la camicia rossa fregiata dalla simbolica sigla, che il loro duce portava sulla fronte Non frequentavano le chiese del paese, ma si riunivano nelle case dei più vecchi a recitare preghiere; ascendevano qualche volta a rivedere le meste rovine di Monte Labro; si recavano a cogliere fiori sulla tomba del caduto Messia, del quale si diceva che attendessero la resurrezione. Non facevano propaganda orale delle proprie credenze, ma se erano interrogati le esponevano con vivace sicurezza, citando e leggendo gli articoli del simbolo in un libretto, che ognuno di essi portava religiosamente custodito sul cuore”. (David Lazzaretti - Eugenio Lazzareschi, Ed. Morcelliana, 1945). Nella pace dell’Archivio Giurisdavidico vengono conservate le opere e gli scritti autografi di David, quelle postume dei numerosi seguaci, nonché il grande patrimonio iconografico della Comunità. L’Archivio, alle falde del Monte Labbro, è divenuto, insieme al Centro Studi David Lazzaretti di Arcidosso, fonte insostituibile non solo per i fedeli lazzarettisti, ma per tutti coloro che non vogliono vedere disperdere la storia e la cultura del territorio.