5 gennaio
La Befanata canora e l'Epifania
di Alessandro Giustarini
È la notte tra il 5 e il 6 gennaio: gruppi festosi di uomini percorrono le strade di campagna di podere in podere e penetrano all’interno dei paesi, riproponendo il loro antico canto di questua; sono i befanotti, befani, befanai, vestiti in modo insolito con abiti intenzionalmente vecchi e laceri ed il volto sporco di fuliggine.
Tra le curiose figure spiccano il personaggio della Befana, con parrucca di lana bianca, rocca e fuso per filare, il Befano con bastone, cappello e pipa tra la barba bianca, il Panieraio-Corbellaio, o Ciccio Carnevale, con capace paniere e spiedo per le offerte di carne di maiale e infine, di frequente, il Gobbo e il Dottore. Alcuni befanotti cantano, altri suonano gli strumenti musicali (fìsarmonica, chitarra e clarino; in passato organetto e mandolino).
Nel passato, a Casteldelpiano, la befanata, aveva una diversa gestualità: la tradizione, oggi interrotta, era indicata come Le trenta giovani e portata nelle tre sere precedenti l’Epifania da un gruppo di uomini, donne e giovani, con abiti normali e senza la presenza di personaggi particolari; proponevano il loro canto nel paese e nei poderi, ricevendo marnon secchi e noci.
La tradizione della befanata è chiaramente estranea alla festa liturgica dell’Epifania, ritenuta festa di rinnovamento; alla nascita del Cristianesimo, all’antico fondo pagano fu pian piano sostituito un ciclo di feste cristiane e tra queste l’Epifania, Istituita nel lI secolo per festeggiare l’apparizione di Gesù e considerata dal popolo la prima Pasqua dell’anno.
Il rito-tradizione della befanata coincideva, come oggi, con il periodo di lavorazione del maiale e con la conseguente abbondanza di carni nelle case. Il canto appartiene al ciclo dei canti di questua, con il ricorrente motivo della richiesta di doni, redistribuzione di beni materiali. Nei paesi del Monte Amiata era proprio in occasione della festa della Befana che facevano ritorno gli uomini scesi in Maremma per i lavori stagionali; con gli stessi abiti da lavoro e gli arnesi, iniziavano l’itinerario canoro raccogliendo abbondanti offerte. Anche oggi i beni raccolti vengono consumati in un pasto comune tra i befanotti o venduti per la divisione del ricavato tra gli stessi.
I gruppi, che un tempo si spostavano a piedi, giunti davanti ad una abitazione intonano, tra l’abbaiare dei cani spaventati, il “permesso a cantare ; le famiglie, rimaste in piedi ad attendere il loro arrivo, li invitano ad entrare e li accolgono nelle grandi cucine.
Il canto inizia tra movimenti allegorici e satirici dei befanotti; il testo, diverso da zona a zona, descrive il personaggio della Befana (vecchia, poveretta), annunzia la festa dell’Epifania e l’arrivo dei Re Magi, promette regali a tutti (“l’impernecchia” alle vecchiarelle, il fidanzato alle signorine, i confetti ai ragazzetti, un nuovo marito alle vedovelle, il carnevale ai giovanotti); il canto si conclude con la richiesta di offerte, rivelando lo scopo per cui il gruppo va girando di casa in casa.
La Befana anticipa ed inizia il Carnevale, con il suo aspetto comico e burlesco; la vecchia Befana, che rappresenta la personificazione della festa, non è altro che la vecchia stagione che deve morire portandosi i guai ed i problemi di tutti. Nella festa c’è quindi il desiderio di iniziare la nuova stagione con l’abbondanza di beni e il canto di questua ne rappresenta la logica conseguenza. La tradizione della befanata, diffusa prima del 1940 su tutto il territorio dell’Amiata, oggi sopravvive solo in parte (in 18 centri su 29 iniziali), soprattutto nei comuni di Santa Fiora, Castell’Azzara e Semproniano. Ha subito delle modificazioni nella gestualità (alcuni gruppi consegnano i regali ai bambini), mentre in alcuni paesi è notevolmente aumentato il numero dei gruppi stessi.
Il testo è spesso scherzosamente minaccioso, promettendo guai se le offerte non saranno abbondanti ("il carro a bere” nel fosso, olio santo e bastonate); ma nessuna casa rimanda i befanotti senza alcuna offerta, poiché respingerli o farli ripartire a mani vuote sarebbe di cattivo auspicio per la comunità familiare.
Dopo il canto, nei gruppi ove è previsto, inizia lo spettacolo comico con il Befano che finge di bastonare la Befana; questa cade a terra, viene soccorsa e visitata dal Dottore: per la sua pronta guarigione occorrono uova, prosciutto, salsiccia e formaggio, a carico, naturalmente, del padrone di casa.
Ricevute le offerte, viene intonato il ringraziamento-saluto e le allegre brigate scompaiono nel buio della campagna. L’itinerario dei gruppi, che generalmente non si incontrano, si protrae per l'intera notte.