Settimana Santa
I riti della Settimana Santa
Una importante occasione di festa collettiva è rappresentata dal ciclo della Settimana Santa, che sull’Amiata ha ancora momenti di profondità e spettacolarità. Durante questo periodo, che precede la Pasqua, ai riti liturgici si affiancano usanze e manifestazioni tipiche della religiosità popolare. Prima fra queste la tradizione di intrecciare artisticamente i ramoscelli di olivo, spesso adornati con immaginette sacre, per la Domenica delle Palme o dell’Olivo; l’olivo sarà poi conservato nella cucina, o più spesso nella camera da letto, quale elemento simbolico di protezione della casa e del nucleo familiare. Parte dell’olivo benedetto sarà utilizzato nella preparazione delle croci augurali per la Festa di S. Croce, il 3 di maggio, per la benedizione dei campi. L’usanza dell’olivo intrecciato (la palma) è ancora rilevabile a Piancastagnaio, Vivo d’Oncia, Bagni San Filippo, Montegiovi, Montelaterone, Monticello Amiata, Santa Fiora e Abbadia San Salvatore.
In molti paesi sopravvive la tradizione di adornare il Sepolcro all’altare con fiori e piante di veccia, fatta crescere, fin dall’inizio della Quaresima, nel buio della cantina; senza la luce i sottili steli assumono una colorazione chiara e delicata, simbolo di rinnovata purezza. Si può ancora osservare l'usanza di adornare il Sepolcro con la veccia a Bagnolo, Castell’Azzara (veccia e pungitopo), Radicofani (grano in luogo della veccia), Contignano, Campiglia d’Orcia, Seggiano, Pescina, Castel del Piano, Arcidosso, Montelaterone, San Lorenzo, Salaiola, Stribugliano, Semproniano e Catabbio.
Ugualmente ancora diffusa, durante il periodo della legatura delle campane, è la riproduzione di suoni con strumenti di varia tipologia, costruiti con legno e canna: a Piancastagnaio la tiri-battola (tavola con ferri incernierati-mobili) e il macinino (la cassetta), a Contignano il barrocchiale, a Radicofani il regolone, a Vivo d’Oncia la regola, a Semproniano la regola, il regolone e la raganella (di canna).
L’uso di questi strumenti era, in passato, comune ad ogni singola comunità paesana; i ragazzi percorrevano le strade annunciando il mezzogiorno e l’inizio delle funzioni religiose con il suono degli strumenti, alternato al canto di frasi stereotipate (i cenni):“Donne e omini levate il pane dal forno che si sona mezzogiorno” (Montenero); “Donne mettete il capo nel catino si sona il Mattutino” (Roccalbegna); “Donne fate leste che il prete è in sacrestia che si veste" (Bagnolo).
Settimana Santa
Molto seguite erano le processioni e le sacre rappresentazioni, soprattutto quelle legate al Venerdì Santo con le Giudeate, di recente riprese in alcuni paesi. La rappresentazione della Passione avveniva in una particolare atmosfera, con i figuranti che indossavano i costumi di Gesù, delle Tre Marie, di Pilato, del cireneo, degli Apostoli, del centurione a cavallo, dei soldati romani, dei Giudei. La solenne processione si fermava nelle piazzette dove si sviluppavano le azioni dei misteri . Il popolo vi partecipava, spettatore e attore, con una profonda disposizione di animo, ben diversa da altre forme di rito o di spettacolo. Le strade erano illuminate con lumi a olio e fuochi di fascine, tra una ininterrotta distesa di tovaglie e coperte alle finestre. Alle processioni partecipavano le confraternite religiose con i vessilli, le cappe multicolori o nere, i lampioni e il mazziere; solitamente erano proprio i “confratelli”, con il cappuccio calato sul viso, a portare la statua di Cristo morto.Ai nostri giorni, il rito della processione del Venerdì Santo è ancora ben rappresentato; in numerosi paesi alcuni uomini portano pesanti croci per penitenza (Santa Fiora, Piancastagnaio, Abbadia San Salvatore. Cotignano, Campiglia d’Oncia, Montelaterone, Stnibugliano e Castiglioncello Bandini). le donne o le ragazze portano fa statua della Madonna addolorata e i bambini la simbologia della croce
Particolarmente suggestiva è la rappresentazione del Venerdì Santo a Piancastagnaio, con i tre uomini incappati e dal volto coperto per mantenere l’anonimato che, a piedi scalzi, portano pesanti croci di legno sulle spalle; con il centurione e quattro soldati romani in costume, le confraternite della Misericordia, del Sacro Cuore e di S. Filippo Neri, i bambini con i simboli della croce e gli agnellini; con le lanterne colorate alle finestre, i fuochi di tralci di vite e di olivo, i lumini di argilla con le pannocchie di granturco lungo le strade. Sopravvive a Radicofani, nella chiesa di Sant'Agata, l’usanza di allestire il Calvario, decorando con rami e foglie verdi lo spazio dell’altare maggiore, sul quale viene fissata una grande croce; ai lati del Calvario, nei giorni del Giovedi e del Venerdì Santo, vegliano due “fratelli” della Compagnia di Sant'Agata, con le cappe rosse.