30 aprile

Maggiolata canora e Albero di Maggio

Nella notte tra il 30 Aprile e il 10 Maggio viene proposto il canto itinerante della “Maggiolata” da parte di squadre di ‘Maggiaioli’ (o maggerini o maggiolini) nelle campagne e in molti paesi del grossetano, dalle Colline Metallifere, alla costa, all’entroterra collinare, al massiccio del Monte Amiata.

Varia la tipologia del canto, dei motivi, dei contenuti e messaggi ed è vario anche l’abbigliamento dei componenti i gruppi e l’uso di strumenti musicali. La ‘Maggiolata’ appartiene al ciclo dei canti di questua, per il ricorrente motivo della richiesta di doni, oltre ad essere canto augurale e annuncio della primavera.

Tra le comunità delle Valli del Fiora e dell’Albegna, il “Maggio” non è soltanto rappresentato dal canto, ma anche dall’Albero, smesso fiorito, che viene innalzato nelle piazze durante la stessa notte del 30 Aprile. Mentre in alcuni se ne è interrotta l’usanza (Rocchette di Fazio, Santa Fiora, Bagnolo, Selva, Petricci, Cellena) in altri è rimasto immutato in ogni suo aspetto e significato; ritroviamo infatti l’Albero a Saturnia, Poggio Capanne, Poggio Murella, San Martino sul .Fiora, Semproniano, Bagnore, Montenero e Castell’Azzara.

L’albero, ricco di linfe vitali, ha significato propiziatorio per la fertilità della terra, l’abbondanza dei raccolti, il benessere della collettività.

L’Albero (cerro, carpine, pioppo, ciliegio o pero selvatico fiorito) viene prelevato dal bosco, ripulito dai rami, decorato con ghirlande di fiori o bandiere, innalzato tra le case e vegliato per l’intera notte, tra canti e consumazione di cibi intorno al fuoco; la veglia è occasione di stare insieme e partecipare alla festa.

Simboli di fertilità e segni augurali, riconducibili al ‘Maggio’, si ritrovavano anche in una usanza assai frequente in passato e scomparsa negli anni ‘60: le ‘infiorate’, le ‘impagliate’, le ‘malvate’, le guazze’. Consistevano in omaggi piacevoli o spiacevoli alle ragazze preludio o risposta al corteggiamento.

Davanti alla porta delle ragazze venivano lasciati rami fioriti, vasi di fiori oppure spini, fasci d’erba, serpi o rospi morti, travi etc. Questa usanza si svolgeva in giorni diversi, comunque nei mesi primaverili.