Il Maggio
Nella notte fra il 30 aprile e il 1 maggio è ancor oggi viva, in molte zone della Maremma grossetana, la tradizione del canto cerimoniale di questua che affonda le proprie radici in antichi riti agrari e di passaggio delle stagioni. Questa usanza, che ha finito per prevalere nel panorama simbolico del mondo tradizionale, oltre a mantenere lo spirito di ospitalità e le relazioni di scambio cerimoniale, si è resa visibile anche al grande pubblico attraverso alcune rassegne (si ricordano in proposito quelle di Braccagni e di Grancia nel comune di Grosseto) nelle quali i gruppi, portatori della tradizione, si esibiscono rappresentando sul palco il loro spettacolo itinerante. A Grosseto alla fine degli anni '70 e nei primi anni '80, grazie all'impegno dell'antropologo Roberto Ferretti (1948 - 1984) vennero realizzate alcune rassegne dei maggi che consentirono alla gente di conoscere e di riappropriarsi di questa usanza. Ancora oggi la tradizione è presente in molte zone del territorio maremmano, grazie alle squadre che si costituiscono spontaneamente per l'occasione e che comprendono spesso gruppi familiari, amici, conoscenti, amanti della tradizione. Oggi, a differenza del passato, le "squadre " dei maggiaioli sono formate anche da donne e da ragazzi.
Dunque il Maggio nell'area grossetana ha molte facce e si presenta ancora con forti colorazioni.
Se da una parte, con la caduta del fascismo, il primo Maggio si afferma, nella società civile, come la festa del lavoro, dall'altra in Maremma questa usanza continua ad essere l'anello di congiunzione fra il mondo del lavoro e la tradizione rappresentando insieme il momento festivo e quello cerimoniale.
Fra le varie consuetudini del "Maggio" nel territorio grossetano troviamo:
- L'albero di maggio che consiste nell'usanza di piantare un albero simbolico in piazza e di vegliarlo nella notte del 30 Aprile (questa tradizione è ancora viva nel mancianese e in alcuni paesi dell'Amiata). Talune squadre di maggiaioli nella riproposta del maggio canoro portano simbolicamente una pianta (di solito alloro) che ha significato augurale e ricorda l'usanza di piantare l'albero. A questo proposito esiste una testimonianza illustre di Giorgio Santi che annotava nel suo "Primo viaggio al Monte Amiata" (edito nel 1795) :
… in S. Fiora vi è l'uso solenne per il primo di Maggio di portar dalle selve circonvicine un albero intiero, e quello di piantare col nome di Maggio entro il paese medesimo con gran festa e grandi acclamazioni. Questa funzione ho io pur veduto ogn'anno praticarsi in Francia, ove soleasi portare, e piantare un Maggio quanto più alto potevasi davanti la casa dei Primi Presidenti dei Parlamenti, nelle città principali, nei Feudi davanti il Castello del Signor del luogo, ed in somma in faccia all'abitazione di persone distinte e alle quali si volea offrir questo tributo di clientela, di rispetto e di omaggio. (Cap. X pagg. 183-184)
Le Maggiolate canore sono comunque le più diffuse nel territorio grossetano e divengono, pur nella naturale trasformazione di significato, un importante riferimento alle radici contadine ed operaie di molti abitanti della Maremma.
- La rappresentazione del "Maggio Sacro" o delle "Anime Sante del Purgatorio" presente nella zona dei Marrucheti (Campagnatico) su cui Roberto Ferretti pubblicò un proprio studio (in "Bollettino della Società Storica Maremmana" consente di cogliere la considerevole circolazione di materiali canori trasmessi oralmente fra le varie zone dell'Appennino Tosco Emiliano e la Maremma. Un testo analogo infatti lo troviamo nella zona di Montepiano Va detto che questa fu l'unica manifestazione del Maggio autorizzata in Maremma dal regime fascista.
- Maggio Serenata dedicato specificatamente alle ragazze. Usanza presente nella Valle dell'Albegna ripresa saltuariamente da qualche gruppo di maggiaioli. La sua funzione è la stessa della serenata fatta dai giovanotti alle ragazze. Venendo meno l'uso della serenata si è ridotto notevolmente anche questa rappresentazione del maggio.
- Maggio di Pietro Gori: titolo originale "Alba di Maggio", viene cantato sull'aria del Nabucco di Giuseppe Verdi (Và pensiero). È presente nella zona di Sassofortino (Roccastrada) ed è stato proposto come testo del maggio dal secondo dopoguerra (1946-47). Il testo, scritto da Pietro Gori, è comparso nei primi anni del '900 su canzonieri e fogli volanti (Canzoniere dei ribelli, La Spezia 1908) ed appartiene al patrimonio delle canzoni anarchiche. In questo testo i temi trattati sono politici e sociali e vi si parla, forse per la prima volta, del Maggio come "dolce Pasqua dei lavoratori".
- Maggio di Civitella Marittima: il testo, che ancora si canta, risale alla metà del XVIII sec. Ha una modulazione musicale che richiama il canto gregoriano ed il gruppo della zona ripropone tutti gli anni lo stesso brano tramandato oralmente. Nella squadra dei maggiaioli non vengono usati particolari travestimenti o abbellimenti, viene invece portato un albero di alloro del quale si lascia un ramoscello in segno di augurio alla famiglia visitata.
- Maggio lirico o Maggio vecchio: diffuso nell'area delle Colline Metallifere viene eseguito con un rituale nel quale grande importanza viene data alla poesia estemporanea sia con il poeta che richiede il "permesso" sia con le figure dell'alberaio e del corbellaio che intervengono dopo l'esecuzione della melodia del maggio, cantando alcune ottave cerimoniali. Il testo poetico del maggio viene riscritto ogni anno da qualche poeta rinnovando l'usanza ed inserendo, oltre ai temi tradizionali, anche argomenti di attualità. Un testo del 1896 scritto dal poeta Ireneo Pimpinelli (1882 - ….) di Boccheggiano (Montieri) è pubblicato in "Poesie popolari" dallo stesso autore, stampato a Massa M.ma nel 1956. A proposito di questa usanza si segnala il libro "QUINTO PAROLI - poeta del Maggio" a cura di R. Fidanzi, Grosseto,1994.
- Maggio allegro: questo tipo di maggio, composto in terzine, è il più diffuso nel grossetano ed è quello che più si presta alla continua innovazione tematica. I contenuti spaziano dai temi tradizionali a quelli dell'attualità e della politica. Nel libro riproponiamo un testo di Morbello Vergari scritto per il Maggio 1974. Morbello introduce in un suo testo del 1951 la tematica del maggio come festa dei lavoratori che da allora diventa argomento comune dei Maggi. Una notevole produzione di maggi è stata realizzata dal poeta estemporaneo Francesco Benelli di Magliano in Toscana che, oltre a testi tradizionali, scritti per alcune squadre, dagli anni '80 si è cimentato nella scrittura di maggi legati all'attualità e alla politica.
- Maggio dell'Olmini - questo testo usato dalla squadra dell'Olmini (comune di Roccastrada) eseguito alla maniera dei montagnoli dell'Amiata con il tipico "canto a bei", è stato introdotto per la prima volta nel 1981 da Nando Macchi (nato a Montelaterone nel 1929 scomparso nel 1994) un agricoltore vissuto nella campagna di Roccastrada che ha saputo mantenere e tramandare le tradizioni della sua zona di origine con straordinaria passione. Il testo letterario riproposto sull'aria della canzone "L'Elisa di Santino" venne composto dal poeta Sergio Lampis, un minatore di Ribolla.
Un filo rosso coniuga i vari momenti del passato all'impegno civile, alla memoria orale che è storia profonda del sentimento umano. La cultura tradizionale tramandata dal mondo contadino ed operaio ha saputo, anche attraverso il Maggio, rappresentarsi e rendersi visibile. Al poeta estemporaneo compete di improvvisare le ottave di permesso o i ringraziamenti per la famiglia visitata; naturalmente la presenza del poeta qualifica il gruppo, in mancanza di questo vengono usate ottave scritte per l'occasione e memorizzate . Ecco alcuni esempi di ottave che sono state usate dai maggiaioli con il tipico canto in ottava rima: