Isola del Giglio

Fino all'impatto con il turismo le condizioni di insularità avevano favorito la conservazione di tradizioni altrove perdute, come quella di celebrare la festa di Sant'Andrea nella notte del 30 novembre.

Nella chiesa di Giglio Castello sono conservate le armi dei tunisini che nel 1779 assediarono il paese e furono respinti, si dice, per l'intervento di San Mamiliano, patrono dell'isola. A settembre una processione religiosa ricorda quei fatti. L'occasione festiva ospita un palio dei somari, e, fatto particolarmente rilevante, si balla la tipica danza della quadriglia.

giglioNelle principali località dell'isola, Giglio Porto e Giglio Castello, è ancora viva l'usanza di festeggiare il capodanno cantando per le vie del paese.

Il 10 agosto si svolge la "Cuccagna a mare", che consiste nella conquista di un drappo posto all'estremità di un palo cosparso di grasso, sporgente sull'acqua. Nell'ambito dello stesso episodio festivo i tre rioni di Giglio Porto si contendono in una regata il Palio Marinaro.

La campagna dell'isola è cosparsa delle tipiche costruzioni che i contadini usavano come dimore temporanee per i lavori dei campi: i palmenti.

Nell'isola un tempo si coltivava una speciale varietà di uva: l'ansonaca, dalla quale si ricavava un rinomato vino bianco. Stefano Sommier, naturalista ottocentesco, ha descritto nel suo libro il processo di vinificazione messo in atto dai gigliesi. L'uva raccolta veniva ammostata in una conca ricavata nella roccia, e qui avveniva il processo di fermentazione, all'aperto. Al termine, il liquido veniva fatto scorrere, per mezzo di un foro, in una seconda conca, a valle della prima, e da questa, per mezzo delle bargelle trasportate dagli asini, depositato nelle cantine del paese. La fermentazione all'aperto, in un ambiente ricco di aria salmastrosa, conferiva al vino un sapore particolare.